Il difficile tracciato di Montmelò è universalmente riconosciuto, sin dagli anni Novanta, come una sorta di “galleria del vento” in asfalto, l’ideale per far emergere doti telaistiche e, soprattutto, la bontà aerodinamica delle vetture.
Con queste premesse la vittoria di Max Verstappen, a sette anni dal suo trionfale debutto sulla Red Bull, risulta persino più scontata che su altre piste, mentre non sorprendono affatto il crollo della Ferrari o la rinascita della Mercedes, che qui ha potuto testare la validità del progetto “pance larghe”.
L’olandese non è mai stato seriamente impensierito da nessuno, al punto da non essere quasi mai inquadrato dalla regia internazionale, con sommo disappunto dei suoi sponsor, in crisi di visibilità, pertanto iniziamo a sospettare che per le prossime gare la premiata ditta Horner&Marko si inventi qualche iniziativa clamorosa, come ad esempio costringerlo a correre con una tuta trasparente o spedendo papà Jos a chiarire direttamente la questione con i responsabili di Sky… Attendiamo con trepidazione le prossime puntate di questa nuova telenovela.
La Mercedes dal canto suo ha confermato la veridicità del famoso detto “auto de panza, auto de sostanza”, dato che la nuova versione cosiddetta “a pance larghe” della W14 si è dimostrata molto più competitiva del modello precedente, permettendo a sir Lewis Hamilton di arrivare autorevolmente secondo, seppur con un distacco di oltre venti secondi e soprattutto consentendo a Russell di rimontare dall’undicesimo posto in griglia arrivando a podio e di rimediare così ad una pessima qualifica, caratterizzata anche dal clamoroso incidente sfiorato proprio con Hamilton. Al campione inglese va comunque il premio per il commento più originale, avendo dichiarato che a Brackley si inizia a vedere “la luce in fondo al tunnel”. Auguriamoci non si tratti di un treno.
Se la Mercedes è apparsa comunque nettamente in crescita, la Ferrari è letteralmente sprofondata, in un weekend in cui i due Carletti sembravano essersi scambiati i ruoli, con Sainz bravissimo ad arpionare la prima fila in qualifica, mentre Leclerc si è ritrovato mestamente a non riuscire a superare il taglio della Q1, affermando di avere in mano una monoposto inguidabile. Da ciò è derivata la decisione di sostituire il cambio e di far partire il monegasco direttamente dalla pit lane, ovviamente con gomma dura, quella che le rosse hanno dimostrato di digerire peggio. Lo spagnolo, dal canto suo, partendo con la mescola soft, ha persino tentato di attaccare Verstappen alla prima curva, forse più per lavarsi la coscienza che per inseguire velleità di vittoria, tuttavia, una volta passato alla gomma media, non è più riuscito a tenere un passo decente, venendo infilato prima dalle scatenate Mercedes e, nel finale, anche da Perez.
Per Leclerc sembrava logico aspettarsi un primo stint lunghissimo, in modo da permettergli di recuperare posizioni grazie alle soste degli altri, infatti la Ferrari ha deciso di richiamarlo un giro dopo Sainz, montandogli, se non altro la soft. Il calvario del monegasco ha toccato il culmine quando, dopo venticinque giri su gomma rossa, è stato richiamato per la seconda sosta ed il muretto ha platealmente ignorato le sue richieste, optando nuovamente per la bianca. Dalla sua espressione nelle interviste post gara, crediamo non abbia più nemmeno la forza per andare a Lourdes…
Deludente anche l’Aston Martin, mai veramente in gara, con Alonso settimo, cavallerescamente, dietro al suo compagno di squadra Stroll. Entrambi i piloti si sono trovati a fare i conti con un retrotreno eccessivamente “ballerino” sin dalle qualifiche, problema accentuatosi in gara soprattutto con gomme hard.
Arrivederci tra due domeniche sull’isola di Nôtre Dame dove un circuito da bassi carichi come quello intitolato a Gilles Villeneuve, potrebbe far passare in secondo piano i difetti aerodinamici congeniti di molte vetture.
