Max Verstappen ha vinto apparentemente senza dominarlo, il GP d’Inghilterra, disputatosi sul bellissimo, nonostante gli ammodernamenti, circuito di Silverstone. A far veramente scalpore però è stata la sorprendente rinascita della Mc Laren, seconda con un Norris che, dopo un avvio garibaldino in cui si è persino concesso il lusso di prendere il comando alla prima curva scavalcando proprio Verstappen, è apparso sempre in grado di mantenere il passo dell’olandese, al punto che le dichiarazioni post gara di Andrea Stella (”l’importante era massimizzare il risultato ed evitare rischi che avrebbero potuto compromettere la strategia”) sono suonate quasi rinunciatarie, un po’ come se si dovesse dare per scontato che le Red Bull sono fuori portata per chiunque.
Se la Mc Laren ha comunque dimostrato l’efficacia degli aggiornamenti fatti debuttare già in Austria, l’Aston Martin ha messo seriamente in crisi le doti di chiaroveggente di Alonso, il quale aveva lasciato la Stiria affermando che a Silverstone si sarebbe ribaltato tutto. Così, in effetti, è stato, ma non a favore delle monoposto della scuderia di Mr. Stroll, mai apparse realmente in gara e dimostratesi estremamente lente e pesanti nei veloci cambi di direzione del tracciato del Northamptonshire. Alla fine, dopo aver arrancato per cinquantadue giri, lo spagnolo ha chiuso settimo, mentre il suo compagno di squadra Stroll jr. è arrivato addirittura quattordicesimo dopo essersi complicato la vita incappando in una serie di penalità, oltre a rovinare la gara di Gasly con una toccata malandrina.
Di male in peggio la Ferrari che, arrivata a Silverstone con la consapevolezza che il veloce tracciato inglese sarebbe stato forse il più ostico della stagione per le vetture di Maranello, ha pensato bene di puntare su una strategia insulsa richiamando al pit stop Leclerc, partito con gomme medie, dopo soli diciannove giri, nonostante il monegasco avesse più e più volte sottolineato di non soffrire il minimo degrado, resistendo con il coltello tra i denti ad un arrembante Russell, unico tra i primi su gomma soft . L’impressione è che, da Vasseur in giù, nessuno sappia più che pesci pigliare, nel tentativo di far funzionare un progetto fondamentalmente sbagliato, a prescindere da questi clamorosi scivoloni: le rosse sono apparse assolutamente prive di passo per tutto il weekend ed una mezza giustificazione di Leclerc, che ha tentato di dare al vento la colpa di certe perdite di stabilità, suonano credibili quanto un telegiornale nordcoreano. Nel frattempo non sappiamo quanto il monegasco dovrà spendere in sedute di psicoterapia per non cadere in depressione o per frenare comprensibili istinti omicidi.
A dimostrazione che abbandonare a campionato iniziato una vettura poco incisiva cambiandone drasticamente le caratteristiche può portare i suoi frutti, c’è il terzo posto di sir Lewis Hamilton, che al podio di Silverstone ha sempre tenuto particolarmente. Un podio maturato grazie ad una Mercedes che ha comunque già da qualche gara ritrovato una certa competitività e che è scaturito grazie alla safety car entrata in pista al trentaquattresimo giro per permettere la rimozione della vettura di Magnussen, bloccata dalla rottura del motore. Ciò ha permesso al campione inglese di effettuare un pit stop in regime di neutralizzazione, scavalcando così l’ottimo Piastri, che, per la cronaca, è nella sua stagione di debutto in F1, fermatosi qualche giro prima.
In chiusura, una nota di merito per il sempre consistente Albon, ottavo davanti alle due Ferrari con una Williams che sembra stia risalendo la china. Le sue ottime prestazioni avevano indotto la premiata ditta Marko & Horner a proporgli un ritorno in Red Bull, magari consentendogli persino di tenere il suo improbabile ciuffo platinato, con il risultato di ottenere in risposta dal thailandese un cordiale dito medio alzato. Pertanto, non potendo così sfogare il loro sadismo su Perez, che nelle ultime due settimane è stato sistematicamente demolito con parole al limite dell’insulto personale, se la sono presa, forse anche a ragione, con De Vries del team satellite Alpha Tauri: mentre scriviamo è ufficiale che l’olandese sarà sostituito già dal GP di Ungheria dal buon Ricciardo, un usato sicuro che non si sa come riesce a sopportarli. Arrivederci quindi fra due settimane sul kartodromo di Budapest, dove forse l’Aston Martin ritroverà un po’ di quella competitività apparentemente persa in Inghilterra. A patto che Alonso lasci perdere le sfere di cristallo.