Carlos Sainz, ormai soprannominato da tutti “il precestinato”, ha meritatamente e, aggiungiamo noi, stoicamente vinto il GP d’Australia, disputatosi sul veloce tracciato cittadino ricavato intorno all’Albert Park di Melbourne. Questo risultato, bisogna sottolinearlo, è frutto anche del clamoroso ritiro di Verstappen dopo pochi giri, a causa di un problema ad un freno, tuttavia va riconosciuto allo spagnolo, rientrato dopo l’intervento di appendicite che l’ha costretto a saltare la gara di Jeddah, la grande concretezza che ha caratterizzato tutto il suo weekend, al punto che c’è già chi suggerisce di asportargli anche la cistifellea in vista di Suzuka. La Ferrari di quest’anno è sicuramente una macchina meglio bilanciata rispetto a quella del 2023, meno sensibile ai cambi di temperatura e, a detta dei piloti, più “sincera” nel comportamento generale, pertanto già al sabato si è avuta la sensazione che le rosse potessero anche giocarsi la pole position, sfumata anche a causa di una sbavatura di Leclerc nel suo giro buono.
In Australia a scattare dalla prima fila accanto Verstappen è proprio Sainz, che dopo una partenza regolare, lo infila al secondo giro non appena si palesano i problemi al freno posteriore destro della Red Bull.
Lo spagnolo condurrà autorevolmente fino alla bandiera a scacchi vincendo davanti al suo compagno di squadra Leclerc, al quale, incredibilmente, il muretto Ferrari non ha combinato guai, azzeccando perfettamente la tempistica del secondo pit stop, avvenuto al trentacinquesimo giro non appena il monegasco ha segnalato l’eccessiva usura dell’anteriore sinistra, consentendogli così di tenersi dietro le Mc Laren di Norris e Piastri. Forse questo spiega il meteo tutt’altro che primaverile di questi giorni…
Per una volta la Dea Bendata sembra aver del tutto voltato le spalle alle monoposto dei bibitari, dato che anche Perez è stato costretto ad una gara assolutamente anonima a causa di un detrito, pare una visiera, finito sotto al fondo della sua Red Bull, compromettendone irrimediabilmente l’aerodinamica.
Tuttavia chi in questo avvio di stagione sta seriamente valutando l’idea di un pellegrinaggio alla Madonna dell’Incoronata è la Mercedes, con tutto il suo staff da Toto Wolf in giù. Le Frecce d’argento sono apparse quanto mai spuntate, con Sir Lewis Hamilton costretto al ritiro per problemi al motore al diciassettesimo giro mentre navigava comunque ai margini della zona punti e Russell vittima di un brutto incidente nel finale a causa di una decelerazione un po’ malandrina di Alonso, sulla quale torneremo, mentre era settimo. La sensazione è comunque che anche quest’anno il team anglo tedesco stia facendo le spese di clamorosi errori di progettazione, senza che però si annuncino clamorosi aggiornamenti sulle vetture, come avvenne invece nel 2023 con lo stucchevole dibattito sulle pance. In fondo, il sorriso un po’ sardonico e un po’ compiaciuto apparso sul volto di Hamilton mentre guardava da un monitor le immagini del podio, la dice tutta: una squadra che, dal punto di vista tecnico, sta perdendo la trebisonda. Chissà se anche Toto “ha capito tutto”?
Ma torniamo a parlare di Alonso, autore di una gara intelligente con un’Aston Martin che, pur avendo sicuramente sopravanzato la Mercedes, non riesce ancora a reggere il passo delle Mc Laren. In teoria sarebbe arrivato sesto, se non si fosse beccato venti secondi di penalità per “guida irresponsabile” avendo, a detta degli steward, provocato l’incidente di Russell. Per carità, alzare il piede dall’acceleratore in anticipo rispetto al punto di staccata abituale, in questo caso di ottanta metri, in modo da rallentare chi ti tallona per poi aprire prima il gas a centro curva e prendere un pelo di margine, non è proprio coerente con l’idea di sportività trasmessaci da De Coubertin, tuttavia è un trucchetto, indubbiamente un po’ “sporco” che esiste da quando esiste il Motorsport. Lascia quindi perplessi che un pilota dell’esperienza dell’asturiano non sembri perfettamente consapevole del fatto che con la tecnologia attuale alla direzione di gara non sfugge nulla. Fosse stato per noi l’avremmo spedito dietro la lavagna, magari a leggere “1984”…
Arrivederci il 7 Aprile, sul fantastico tracciato di Suzuka con un pensierino a Jim Clark, nel cinquantaseiesimo anniversario della sua scomparsa.