Sul circuito cittadino di Baku, caratterizzato da un rettilineo più lungo di quello di Spa, da curve ad angolo retto e dalla suggestiva, per quanto strettissima parte del Castello, Sergio Perez centra autorevolmente la seconda vittoria stagionale davanti ad un nervoso Verstappen e ad un Leclerc abilissimo a calarsi, suo malgrado, nel ruolo del “ragioniere”.
Il messicano ha dimostrato di aver forse capito gli aggiornamenti al fondo della monoposto portati dalla Red Bull meglio del suo ingombrante compagno di team, dominando sia la gara sprint del sabato che il GP vero e proprio, aprendo quindi scenari che fino a poco tempo fa si ritenevano impensabili, al punto che qualcuno sta già iniziando a tirare fuori parallelismi, quanto mai improbabili, con le grandi rivalità che, da sempre, caratterizzano la Storia della F1. Peccato che tutto ciò suoni un po’ come paragonare Blanco a David Bowie. Ora, pur dando atto a Perez di aver trovato una maggiore consapevolezza dei propri mezzi ed uno spessore agonistico in passato visto solo a tratti, pensare che la premiata ditta Horner&Marko, nonostante i sorrisi sotto il podio, si arrenda all’idea di dover gestire una “rivalità” tra il messicano ed il loro pupillo Verstappen, con il rischio anche di fare i conti con suo padre, è pura fantascienza. L’olandese è semplicemente incappato in un weekend, si fa per dire, storto, prima ostentando una certa condivisibile insofferenza verso il nuovo format della sprint race del sabato (un inutile doppione del GP, prova ne sia che autore della pole e vincitore sono stati gli stessi), poi digerendo male il duello perso con un arrembante Russell, al punto di innescare un’estemporanea polemica con l’ex campione del mondo Damon Hill. Ritrovarsi nella gara di domenica a fare i conti con fantomatici problemi al differenziale, perdendo la possibilità di un eventuale attacco a Perez fa parte del gioco e Max lo sa bene, come sa bene che il messicano non potrà certo impensierirlo per la lotta al titolo.
Se la Red Bull si porta a casa la quarta vittoria consecutiva, la Ferrari continua comunque ad arrancare. Leclerc, dopo la doppia pole, ha forse illuso parecchi tifosi della rossa riguardo ad una ritrovata competitività della monoposto di Maranello, illusioni sgretolatesi dopo pochi giri sia nella garetta del sabato che in quella della domenica, quando le Red Bull l’hanno infilato senza troppa difficoltà. Tuttavia il podio resta una boccata d’ossigeno che premia un weekend dove, per una volta, la Ferrari ha azzeccato ogni dettaglio sia per quanto riguarda l’assetto che per l’esecuzione delle strategie. Se le due pole sono anche frutto dello straordinario talento del monegasco sul giro secco (scrivere questa frase proprio il Primo Maggio provoca sempre qualche brivido), la sua abilità nel gestire il degrado della gomma dura per poter dare tutto a serbatoio scarico, condizione nella quale la SF23 esprime al meglio il suo potenziale, dimostra una sensibilità ed una visione di gara degna di altri nomi illustri, ad iniziare da quello di un certo asturiano che guida l’Aston Martin. Il rischio di un pellegrinaggio a Lourdes sembra quindi momentaneamente scongiurato, per lo meno fino a quando non si correrà su qualche pista degna di questo nome, dove vi è un severo degrado degli pneumatici.
Rimane la soddisfazione del podio e di essersi tenuta dietro l’Aston Martin, che a prescindere dai problemi al DRS in qualifica, non è mai stata brillantissima in tema di velocità massima anche su altre piste. Ciononostante Alonso, quarantadue anni e non sentirli, si è concesso prima il lusso di ridicolizzare un derelitto Sainz, alle prese con una vettura che, per sua stessa ammissione, non ha ancora capito del tutto, poi di dispensare buoni consigli al suo compagno di squadra Stroll, suggerendogli quello che a lui sembrava un settaggio ottimale del differenziale. Risultato? Il canadese ha commesso l’ingenuità di dargli retta facendo sì che la sua monoposto iniziasse a comportarsi come una BMW degli anni Ottanta sulla neve. Esperienza e perfidia allo stato puro.
Deludente la Mercedes, con un Russell in stile Dr Jackyll e Mr Hyde: iper aggressivo al sabato nel duello rusticano con Verstappen , ma del tutto anonimo la domenica, mentre Sir Lewis Hamilton, penalizzato dall’aver pittato prima dell’ingresso della Safety car, si è reso autore di una rimonta garibaldina conclusasi con un sesto posto, con il conto alla rovescia già partito in attesa della nuova vettura.
Fra una settimana si tornerà a correre sul puttanodromo di Miami, con il format tradizionale delle qualifiche al sabato, l’ennesimo tracciato cittadino che, in teoria, avrebbe tutte le caratteristiche per esaltare le doti di guida di Perez. Ma solo in teoria…