Consapevoli del fatto che ci aggiudicheremo sicuramente il premio per il titolo più originale tra tutti gli articoli che verranno scritti sulla gara di Baku, celebriamo la bellissima vittoria di Oscar Piastri su McLaren nel GP dell’Azerbeijan, concretizzatasi grazie all’indiscutibile classe del giovane tosco-australiano e ad un’imperdonabile ingenuità del box Ferrari, che ha gettato nel water, più che al vento, il tesoretto di quasi sei secondi accumulato da Leclerc nei primi venti giri mentre era in testa su gomma media, sciupando così anche l’ennesima pole conquistata dal monegasco, sempre in grado di tirar fuori dal cilindro una magia in qualifica.
All’origine di tutto ciò vi è stata soprattutto l’eccessiva prudenza dei tecnici di Maranello che, consapevoli della congenita difficoltà delle rosse nel portare in temperatura le gomme dure, hanno chiesto a Leclerc di non forzare nelle prime tornate dopo il rientro in pista, lasciando che Piastri gli si piazzasse negli scarichi dopo il pit stop e dandogli così la possibilità di superarlo con una magnifica “staccata all’australiana” degna del suo manager Mark Webber o del Ricciardo dei tempi d’oro. Charles si è poi illuso (e ci ha illuso) mettendosi in una modalità che chi ha i capelli grigi definirebbe “Lauda-De Cesaris-Long Beach”, tallonando la monoposto papaya, magari sperando di indurre Piastri all’errore o in un crollo delle sue gomme nel finale, scoprendo a sue spese di non aver davanti il compianto Andrea con un’Alfa Romeo, ma un pilota solidissimo, velocissimo e con un’emotività inferiore a quella di Raikkonen da sobrio. Rimane pertanto la delusione per una vittoria assolutamente alla portata del monegasco, che per l’ennesima volta non è riuscito a concretizzare una partenza al palo, soprattutto considerando che il tracciato cittadino ricavato nella splendida città di Baku non è particolarmente probante dal punto di vista aerodinamico.
In realtà è stato proprio Leclerc a dover fare i conti con un calo nel finale, che lo ha esposto agli attacchi di un redivivo Perez e di Sainz, innescando così il patatrac che ha regalato un insperato podio a Russell. Tutto nasce dalla strenua difesa di Charles alla prima curva che, rallentando la Red Bull, fa intravedere uno spiraglio all’altra Ferrari di Sainz, bravissimo a buttarsi all’esterno di Perez per poi essere toccato da quest’ultimo con il risultato di finire entrambi a muro, fortunatamente senza conseguenze fisiche.
Come dicevamo, l’incidente tra la Red Bull e la Ferrari, oltre a consentire allo spilungone della Mercedes di salire sul podio, ha permesso a Norris di arraffare un prezioso quarto posto che, in ottica di campionato, potrebbe (il condizionale è d’obbligo) avere un certo peso, considerando che l’inglese, penalizzato da una qualifica disastrosa, è stato costretto a rimontare dalla quindicesima posizione. Dietro di lui un anonimo Verstappen, impegnato ad amministrare il vantaggio accumulato ad inizio stagione e, soprattutto, a cercare qualche cavillo che gli permetta di sciogliere il contratto con una Red Bull ormai ad un passo dal declino, per poi magari raggiungere Adrian Newey in Aston Martin.
Note di encomio per i semi debuttanti Colapinto, ottavo con la Williams dell’appiedato Seargent e per Bearman, decimo con la Haas di Magnussen, spedito per una gara dietro la lavagna per aver esaurito i punti sulla patente.
Arrivederci domenica prossima a Singapore, tracciato cittadino alla vecchia maniera, nonché, in passato, teatro di uno dei peggiori crimini e misfatti di Flavio Briatore.