FORMULA 1 | GP BAHRAIN 2023 | Ferrari e Mercedes: Last tea in the desert ???

Max-Verstappen-GP-Bahrain-2023

Sul mega kartodromo di Sakihr la Red Bull domina incontrastata, centrando una doppietta con Verstappen ovviamente davanti a Perez e, a completare il podio, la sorprendente (si fa per dire) Aston Martin pilotata da un giovane di belle speranze di nome Fernando Alonso.

Grandi sconfitte nel Gran Premio del Bahrein Ferrari e Mercedes, con la rossa che ha addirittura patito il ritiro di Leclerc, mentre le frecce d’argento non hanno mai mostrato prestazioni accettabili nemmeno dopo il passaggio alle gomme dure, tradizionalmente a loro più congeniali.

Tuttavia i tifosi della Ferrari possono stare tranquilli, dato che sembra che il divario prestazionale nei confronti del “motorone” Honda sia stato colmato, prova ne sia l’ elevata velocità di punta mostrata in qualifica sul dritto e poi perché al momento del ritiro di Leclerc non si è visto del fumo, inducendo a sospettare  che il monegasco sia stato bloccato da un banale problema elettronico. Del resto il mantra ripetuto ossessivamente durante l’inverno era: “abbiamo risolto i problemi di affidabilità”.  Non dimentichiamo poi che il nuovo mega direttore galattico Vasseur ha dichiarato testualmente di aver capito dove intervenire, per cui è molto probabile che Leclerc stia valutando se sia il caso di recarsi a Lourdes.

Per quanto riguarda la gara dell’altro ‘Carletto’ non c’è molto da dire: saltelli, saltelli e poi ancora saltelli, ovvero, il modo migliore di distruggere le gomme soprattutto su un asfalto estremamente abrasivo come quello di Sakihr.

Naturalmente i vertici di Maranello potranno sempre giustificarsi dicendo che la vettura è comunque frutto della gestione Binotto, garantendosi così un’altra stagione incolore da ravvivare magari con un paio di vittorie e portare avanti quel clima quasi escatologico che caratterizzava la Ferrari degli anni ’80-’90, fatti interamente di “stagioni di transizione”. Risultato? Ventun anni tra il titolo Schekter e quello di Schumacher.  Visto e considerato che dall’ultimo mondiale di Raikkonen ne sono già passati sedici, il più ormai è fatto…

Se Atene-Maranello piange, Sparta-Brackley non ride di certo, come confermano le dichiarazioni di Toto Wolff e di Sir Lewis Hamilton nel post-gara. Il divario prestazionale mostrato nei confronti sia della Red Bull che dell’Aston Martin è stato imbarazzante, con un ritmo mediamente più lento di un secondo al giro. Peccato, perché dopo il bellissimo sorpasso di Alonso ai danni dell’inglese, avrebbe potuto innescarsi un duello rusticano negli ultimi venti giri di una gara tutto sommato noiosa, come si addice ad un Gran Premio di F1.

Le cosiddette Frecce d’Argento sono apparse quanto mai spuntate, al punto che viene ventilata l’ipotesi di abbandonare la soluzione a “pance strette” che, dal ritorno dell’effetto-suolo, hanno caratterizzato la monoposto anglo-tedesca, già reduce da un 2022 che, se non fosse stato per la vittoria di Russell in Brasile, si potrebbe definire fallimentare. Lo stesso Russell che, con un certo sprezzo del ridicolo, ha persino tentato di chiedere un team order per superare Hamilton senza averne minimamente il passo. Shut up and drive, direbbe qualcuno.

Siamo soltanto alla prima gara e gli sviluppi nel corso del campionato possono, come auspichiamo, modificare i rapporti di forza, tuttavia l’impressione è che la base su cui Ferrari e Mercedes devono lavorare non sia delle più riuscite, al contrario di un’Aston Martin che, grazie anche all’arrivo di alcuni tecnici dalla Red Bull, sembra abbia imboccato la strada giusta per diventare la seconda forza di questo 2023, magari trascinata da uno scatenato Alonso, per il quale il Tempo sembra essersi fermato. Arrivederci fra due settimane sul velocissimo spermatozoo di Jeddah, dove temiamo che difficilmente si vedranno grandi stravolgimenti e dove, probabilmente, molte di queste personalissime considerazioni troveranno conferma.

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