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FORMULA 1 | GP BAHREIN 2025 | Deserto papaya

by Massimiliano Franchetto
Formula 1 | GP Bahrein 2025

Oscar Piastri vince il suo secondo Gran Premio stagionale sul veloce tracciato di Sakhir, dominando autorevolmente l’intero weekend sin dalle qualifiche del sabato. Spesso si è detto e scritto dell’incostanza del giovane australiano della Mclaren, tuttavia, in questo scorcio di inizio campionato, il problema  sembra essere ampiamente superato, dato che già in due delle quattro gare sin qui disputate, Oscar ha dato prova, oltre che di indiscutibili doti velocistiche, di una grande solidità agonistica e di una certa lucida freddezza, al punto che qualcuno ha pensato bene, come spesso avviene in questi casi, di tirare fuori improbabili paragoni con qualche illustre campione del passato più o meno recente. Questa volta i soliti buontemponi hanno pensato bene di scomodare Kimi Raikkonen, sostenendo che Piastri ricordi molto il finlandese dei primi anni Duemila, quando approdò proprio in Mclaren spinto da Hakkinen. Il paragone potrebbe anche calzare, benché, prima di sbilanciarci, vorremmo sapere quante vodke sia in grado di reggere…

Se Piastri dovrebbe fingere di preoccuparsi di essere all’altezza di qualche suo illustre predecessore che ha occupato l’abitacolo di una monoposto di Woking, quello che sembra non reggere la pressione e, forse, anche il confronto diretto con il suo compagno di squadra, è Norris, incappato in uno dei suoi weekend storti che più storti non si può. Blando, come l’ha impietosamente soprannominato Leo Turrini, è riuscito prima a complicarsi la vita con una pessima qualifica, nel corso della quale non è riuscito ad andare oltre il sesto tempo, per poi combinare un pasticcio al via beccandosi una penalità di cinque secondi per partenza anticipata, che l’ha costretto ad una gara di rimonta, conclusasi con un terzo posto finale dopo aver faticosamente scavalcato Leclerc. Spiace molto che un ragazzo di indiscutibile talento rischi così di finire in una sorta di “tritacarne mediatico,” dove tifosi e commentatori non perdono occasione per dipingerlo come un vero e proprio caso freudiano più in lotta con i suoi fantasmi interiori che con gli avversari, di fronte ai quali, purtroppo, sembra spesso alzare le mani lui per primo. L’onestà con la quale ha ammesso di aver avuto problemi di depressione in passato non fa che rendergli onore, per cui riteniamo non sia certo una persona che ha paura di fare i conti con sé stessa, a differenza di chi spesso blatera a vanvera dall’alto di un divano o di una tastiera e, sulla base di ciò, riuscirà sicuramente a trovare il modo di superare certe sue fragilità, anche perché, come abbiamo più volte rimarcato, il talento puro non gli manca.

La Ferrari, a prescindere dal quarto posto finale di Leclerc e dal quinto di Hamilton, è apparsa più a suo agio qui che tra i curvoni di Suzuka, al punto da tentare una strategia diversa dalla concorrenza partendo con gomme medie, magari riservandosi di affrontare l’ultimo stint con la mescola soft. L’idea in sé sarebbe stata buona, soprattutto  vedendo le prestazioni della Mercedes  di Russell, che con questa opzione è arrivato alla bandiera a scacchi senza particolare degrado chiudendo secondo, tuttavia gli uomini di Maranello hanno pensato bene di optare per la gomma dura nel finale, una scelta apparsa ai più inspiegabile ma, a detta di Vasseur, dettata dall’ingresso della safety car al trentunesimo giro per ripulire i detriti lasciati in pista in seguito ad una “toccatina” tra Tsunoda e Sainz. La giustificazione in sé è più che plausibile, tuttavia viene spontaneo chiedersi che senso abbia “osare a metà” come ha fatto il muretto della Ferrari, alla luce del fatto che entrambi i piloti si sono più volte lamentati dello scarso rendimento della gomma dura? Soprattutto alla luce del fatto che Sakhir ha ospitato i test pre-stagionali e quindi a Maranello disponevano di tutti i dati possibili per valutare scelte diverse da quella più conservativa, scelta che ha precluso a Leclerc la posibilità di giocarsi il podio dopo essersi strenuamente difeso dal redivivo Norris… Vasseur avrà sicuramente capito tutto, a differenza di Hamilton che, molto signorilmente, ha candidamente ammesso di non aver ancora compreso a fondo la SF25 e di non aver ancora trovato quella confidenza, soprattutto in ingresso di curva, per poterla sfruttare al centodieci per cento.  Nulla di allarmante, dato che un percorso di adattamento articolato su cinque-sei gare era assolutamente preventivato ed il fatto che stavolta non ci siano stati particolari battibecchi tra Sir Lewis e Riccardo Adami sembra già un notevole passo avanti. Il campione inglese, che evidentemente deve ancora trovare la quadra soprattutto in qualifica, è stato comunque autore di una buona gara in rimonta che dal nono posto in griglia l’ha visto tagliare il traguardo quinto, alle spalle di Leclerc, pertanto lasciamo che il termine “bollito” continui ad essere usato in riferimento al manzo, meglio se con la salsa verde.

E la Red Bull? Le monoposto anglo-austriache sono apparse assolutamente anonime, su un tracciato che non prevede lunghi curvoni da percorrere in appoggio e dove la trazione è più importante della percorrenza in sé, tuttavia, se Verstappen, forse distratto dalla paternità imminente, è riuscito ad arpionare un sesto posto finale ai danni di uno strepitoso Gasly, è doveroso sottolineare anche la buona prestazione Tsunoda (nono al traguardo), che sembra avere le spalle abbastanza larghe per non lascarsi sopraffare dal clima interno non proprio sereno del team.

Nota di encomio per… Laura Mueller, ingegnere (o ingengnera? Aiuto!) della Haas che, con le sue intelligenti strategie ha portato entrambe le vetture a punti, con Ocon ottavo e l’ottimo Bearman decimo.

In chiusura, ci sembra doveroso spendere due parole per sottolineare sia la bella gara di Antonelli, il cui undicesimo posto finale, frutto di una sciagurata strategia a tre soste, non deve trarre in inganno, dato che il bolognese anche in quest’occasione ha girato per tutto il weekend sugli stessi tempi di Russell ed in gara ha duellato a viso aperto con tutti, ex campioni del Mondo compresi, che di Doohan: l’australiano, reduce dal patatrac di Suzuka, ha comunque disputato una gara solida e senza sbavature, sperando che basti a salvargli il posto…

Arrivederci domenica a Jeddah, un velocissimo tracciato cittadino sul quale potrebbe tornare protagonista la Red Bull.

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