Max Verstappen domina letteralmente il GP del Brasile, disputatosi in condizioni meteo proibitive, al punto da trasformare la trasferta di San Paolo in uno dei più caotici weekend di gara visti negli ultimi anni. Il campione olandese, dopo tutte le polemiche sulla sua spesso discutibile condotta in pista, zittisce avversari e detrattori con una rimonta d’altri tempi che lo ha visto risalire dalla diciassettesima posizione in griglia, nella quale è stato relegato a causa dei continui stravolgimenti di classifica provocati dall’intensa pioggia che ha flagellato Interlagos e dalla penalità per aver montato un motore nuovo. Non crediamo che questo sia stato un elemento determinante per favorire l’impresa di un Max tornato Super, dato che la pioggia notoriamente appiattisce le differenze di potenza, tuttavia l’impressione è che anche la Red Bull, non sempre all’altezza nella seconda parte della stagione, abbia ritrovato un po’ la trebisonda nel bilanciamento complessivo della monoposto, prova ne sia il fatto che Verstappen non ha mai fatto ricorso al suo solito repertorio di manovre “sporche”, né nella sprint race del sabato, vinta da Norris grazie ad un ovvio ordine di scuderia, né durante il GP vero e proprio alla domenica e non crediamo che ciò dipenda dalle lavate di capo ricevute dalle autorità sportive, ma dal fatto che l’olandese si senta perfettamente a suo agio con la sua vettura, al punto da riuscire a tirarne fuori qualcosa in più. L’impressionante sequenza di giri veloci marcate nella seconda parte di gara sembravano quasi volersi prendere gioco di quell’esercito di critici che, dopo gli show negativi di Austin e Città del Messico, hanno trascorso le ultime due settimane mettendolo alla gogna, mostrando quello che dovrebbe essere il vero Verstappen, ovvero un pilota eccezionale capace di compiere imprese memorabili senza scorrettezze e senza “aiutini” di sorta. Tutto ciò con buona pace del povero Lambiase che lo invitava a non esagerare ed a portare a casa il risultato, ricordandogli in continuazione di avere diciotto secondi di vantaggio. Se non altro, il paziente ingegnere italo-inglese, non corre il rischio che gli si rizzino i capelli…
Colui che ha illuso tutti, forse a cominciare da sé stesso, di poter insidiare Verstappen nella corsa all’Iride, ovvero Norris, è miseramente affogato nel diluvio di Interlagos, chiudendo sesto. L’inglese è stato autore di una gara incolore, a suo dire tormentato da problemi di scarsa velocità sul dritto, che gli avrebbero impedito di attaccare Russell dopo che questi l’aveva beffato allo spegnimento dei semafori, facendogli gettare alle ortiche, o meglio, tra i flutti, l’ennesima pole position. A completare la sua prestazione da gambero, la scelta di Verstappen e dalle Alpine di non fermarsi in regime di una Virtual Safety Car, provocato da un testa-coda di Hulkenberg, scelta che ha permesso ad Ocon e Gasly di portarsi momentaneamente in testa, in un momento in cui l’aumento della pioggia provocava problemi di visibilità, inducendo i piloti a chiedere via radio l’ingresso della Safety car vera e propria. A fare le spese di questa situazione uno strepitoso Tsunoda, già autore di una qualifica garibaldina che gli ha permesso di partire addirittura terzo, unico in quel momento a passare alla gomma full wet mentre tutti gli altri erano ancora sulle intermedie. A stoppare ogni recriminazione ci ha pensato Colapinto, distruggendo la sua Williams contro le barriere e provocando così una bandiera rossa. Forse il suo reale obbiettivo era quello di far crollare le vendite del suo merchandising, mentre pare che quello di Sargeant abbia avuto un’impennata. Peccato comunque per il giapponesino dalla lingua tagliente che, con l’intuizione sua e del team, poteva portare la Visa Cash “Minardi” in zona podio. Chiuderà settimo, in un modo o nell’altro a punti, amore di zio…
Nota di encomio per le Alpine che, Vertappen a parte, avrebbero potuto portare a casa una storica doppietta, avendo guidato a lungo la gara con Ocon e Gasly, due para-fenomeni dei quali si parla sempre troppo poco e spesso a sproposito, che hanno comunque completato il podio insieme al campione olandese, regalando così un sorriso a Flavio Briatore, sempre pronto a ritagliarsi meriti non suoi.
E la Ferrari? Fin dalle dichiarazioni del giovedì gli uomini di Maranello avevano messo le mani avanti, sottolineando quanto il tracciato di Interlagos non fosse troppo favorevole alle rosse, pertanto riteniamo che la pessima qualifica di Sainz e la sua mediocre prestazione in gara, terminata picchiando contro le barriere al quarantesimo giro, non sia da attribuire esclusivamente all’abuso di pessima tequila dopo la vittoria di Città del Messico. Chissà che l’anno prossimo non si ubriachi di Red Bull, stando a clamorose voci di mercato che stanno iniziando a circolare mentre scriviamo. Gara dignitosa invece per Leclerc, quinto al traguardo dietro a Russell, penalizzato forse da una sosta inspiegabilmente anticipata che però non gli ha impedito di provare a difendersi tenacemente da Verstappen durante la sua furibonda rimonta, anche a detta del diretto interessato, che in questo modo ha potuto fare sfoggio di un suo insospettabile lato ironico, dato che il monegasco girava mediamente oltre un secondo e mezzo più lento di lui.
Arrivederci a Las Vegas nell’ultimo weekend di Novembre, tracciato che a detta di Charles dovrebbe risultare meno ostico per la Ferrari, non fosse altro per il clima desertico, che gioverà sicuramente al mal di schiena di Vasseur…