Quando ci si trova nell’ingrato compito di commentare, si fa per dire, un GP di F1 dell’era moderna, si pensa che i temi centrali siano l’aerodinamica, i motori o, in ultima analisi, la destrezza dei piloti. Purtroppo qui non si parla di automobilismo in senso lato, ma di F1, quindi l’argomento centrale del GP d’Austria, disputatosi sulle macerie del magnifico circuito di Zeltweg, che in passato ha visto trionfare Brambilla e De Angelis, sono i track limits, ovvero i millimetri con i quali si oltrepassa un sensore in uscita della Rindtkurve (per la cronaca, il curvone che immette sul rettilineo di partenza). Bastano pochi millimetri e ci si ritrova con cinque secondi di penalità, come hanno sperimentato in milleduecento casi (!) i piloti di tutte le categorie che hanno gareggiato sui colli della Stiria lo scorso weekend, al punto da far battere al bravo Ocon il record di penalizzazioni in un singolo GP, primato finora detenuto dall’impareggiabile Pastor Maldonado…
Per la cronaca, la gara è stata ovviamente dominata da Max Verstappen che, nel finale, dopo un battibecco con il muretto Red Bull si è concesso la smargiassata di montare un treno di gomme soft e fare il giro più veloce. Secondo, senza mai apparire in grado di impensierirlo, un buon Leclerc il quale, incredibile ma vero, grazie a nessun errore strategico della Ferrari ha potuto così capitalizzare la prima fila ottenuta in qualifica. Forse i veri progressi della scuderia di Maranello sono tutti qui, dato che per due volte di fila azzecca una strategia perfetta, arrivando persino ad effettuare un doppio pit stop in regime di virtual safety-car. Alcuni rumors dicono che il monegasco abbia trascinato tutta la squadra in pellegrinaggio a Lourdes in gran segreto.
Le caratteristiche del tracciato, privo di impegnativi cambi di direzione o di curvoni da percorrere in appoggio, hanno comunque permesso alle rosse di mostrare una parvenza di competitività, prova ne sia il bel duello per il terzo posto tra Sainz e Perez, duello che senza la prima delle assurde penalità appioppate allo spagnolo, avrebbe potuto sancire un doppio podio per la scuderia di Maranello. Invece in serata Sainz si è visto togliere anche il quarto posto in seguito ad un reclamo dell’Aston Martin, ritrovandosi altri cinque secondi di penalità e arretrando così in sesta posizione.
Sorride quindi Norris, ritrovatosi quarto con una Mc Laren arrivata in Austria carica di aggiornamenti che, a quanto si è visto, si sono rivelati estremamente efficaci, mentre Mercedes e Aston Martin hanno offerto entrambe prestazioni anonime.
Alonso, quinto al volante di una monoposto che non gli ha mai permesso di essere in gara, ha già messo le mani avanti per il prossimo appuntamento di Silverstone, dove a suo dire si potrebbe ribaltare tutto e, onestamente, non ce la sentiamo di dargli torto, mentre il suo amico-rivale Hamilton ha dovuto fare i conti con una doppia penalità come Sainz, classificandosi settimo dietro al suo compagno di team Russell, anche lui comunque autore di una gara assolutamente scialba al volante di una Mercedes mai apparsa realmente incisiva.
In chiusura non possiamo esimerci dal ricordare Dilano Van T Hoff, il pilota diciottenne olandese morto in un incidente a Spa durante una gara di Formula Regional. Si sa, ‘motorsport is dangerous’, tuttavia che senso aveva far rientrare la safety-car all’ultimo giro di una gara bagnata, facendo sì che aumentasse fortemente il rischio di innescare una carambola (come del resto abbiamo visto anche in F1 nel finale del GP d’Australia)? Dopo decenni di sacrosante battaglie per la sicurezza ci si ritrova a fare i conti con discutibili scelte organizzative che, in questo caso, sono costate la vita ad un ragazzo di diciott’anni.
Arrivederci a Silverstone la settimana prossima, dove avremo modo di verificare se le previsioni di Alonso si riveleranno azzeccate.