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FORMULA 1 | GP GIAPPONE 2025 | Svegliarsi un anno fa…

by Massimiliano Franchetto
Formula 1 | GP Giappone 2025

Verstappen, tornato in veste super Max, domina più che vincere il GP del Giappone, disputatosi sullo storico tracciato di Suzuka, di proprietà della Honda, in quella che per la Red Bull, equipaggiata dai motori della casa nipponica, è un po’ la gara di casa. Il campione olandese ha tirato fuori dal cilindro quello che forse sarà ricordato come uno dei migliori weekend della sua carriera, dominando qualifiche e GP con un’autorevolezza che riporta il “fattore umano” al centro del dibattito sul Motorsport. Già, perché la famosa domanda “conta più l’uomo o la macchina?” perseguita appassionati ed addetti ai lavori sin dai tempi di Nuvolari, per cui, quando si assiste alla vittoria di chi guida un mezzo ritenuto sulla carta (solo sulla carta) inferiore alla concorrenza, si scatena una sorta di “festival del superlativo” che, in fondo lascia il tempo che trova, sia sul piano sportivo che su quello mediatico.

Senza nulla togliere all’impresa, perché comunque così si deve chiamarla, del campione del Mondo, frutto dell’eccezionale pole position conquistata al sabato e poi concretizzata con una condotta di gara impeccabile, nel corso della quale ha sempre tenuto sotto controllo le Mc Laren, la Red Bull è apparsa comunque particolarmente a suo agio tra i difficili curvoni di Suzuka, sia in termini di configurazione aerodinamica che di motore, pertanto, su una pista che non comporta un particolare degrado per gli pneumatici, Verstappen ha dovuto fare solo ciò che gli riesce meglio: mantenere il comando alla prima curva, cosa tutt’altro che difficile trovandosi di fianco Norris e spingere come un forsennato per cinquantatré giri. Una condotta di gara che ha dato a tutti, forse anche ad Andrea Stella, l’impressione che i papaya-boys, favoriti della vigilia, mai potessero impensierirlo più di tanto.  

Inoltre l’idea che si trattasse dell’ultima Suzuka per il binomio Red Bull-Honda può essere stato un fattore motivazionale in più, per cui le stucchevoli dichiarazioni sentite nel dopo-gara sulle difficoltà di sorpasso, che sembra caratterizzino l’impegnativo circuito giapponese, suonano un po’ come la disperata ricerca di un traballante alibi.

La Mc Laren non ha perso l’ennesima occasione di fare Hara-Kiri, mostrando un atteggiamento che, in termini calcistici, si potrebbe definire “catenacciaro”, richiamando Norris al cambio-gomme nello stesso giro di Verstappen, anziché provare a differenziare le strategie, con il risultato di rimanere dietro, questo a prescindere dall’assurda manovra dell’inglese finito con due ruote sull’erba nella corsia di uscita. Nel finale poi si è sfiorato il ridicolo, con Piastri, terzo al traguardo, che evidentemente più veloce del compagno di squadra, chiedeva di scambiarsi le posizioni per provare ad attaccare Verstappen mentre Norris sosteneva di avere il passo per poterlo fare in una fase in cui perdeva circa un decimo e mezzo a giro dall’olandese. Il bluff di Lando, più preoccupato di arrivare davanti al suo compagno di squadra, che probabilmente reputa il suo più pericoloso rivale nella corsa all’Iride, è evidente tuttavia, spiace doverlo dire, la nostra impressione è che a Woking qualcuno abbia preparato la gara ascoltando troppo Raf…

E la Ferrari? Se Leclerc, su una pista da anni tutt’altro che favorevole alle rosse, ha in qualche modo limitato i danni giungendo quarto a sedici secondi dal podio, ma tenendosi dietro un Russell un po’ più opaco del solito, Hamilton ha provato ad inventarsi qualcosa di diverso partendo con gomme dure per sfruttare meglio la mescola media nella seconda parte di gara con la macchina più leggera, forse sperando di ripetere l’exploit della gara-sprint di Shangai, exploit non riuscito, dato che sir Lewis non ha mai dato la sensazione di impensierire Antonelli (sesto sotto la bandiera a scacchi) e le farraginose dichiarazioni sul problema delle altezze da terra della Rossa dell’inglese suonano un po’ come un arrampicarsi sugli specchi per giustificare il fatto che il team (piloti compresi) non ha ancora capito del tutto la macchina, soprattutto in configurazione di carico aerodinamico medio-alto. Da qui i battibecchi tra l’inglese e Riccardo Adami, sempre più decisi a rubare la scena al consolidato duo Verstappen & Lambiase…

Nota di encomio per… Antonelli? No: AKA si è reso protagonista di un weekend di grande spessore, che l’ha visto sempre sugli stessi tempi di Russell, culminato in una seconda parte di gara nella quale si è portato a casa il giro più veloce, oltre a tenersi dietro Hamilton, che indipendentemente dai problemi della Ferrari non è mica uno qualunque. Il tutto su una delle piste più difficili e tecniche del Mondiale e sulla quale non ha mai corso nemmeno nelle formule minori, per cui siamo sicuri che domenica prossima in Bahrein, dove il bolognese ha già gareggiato in F2, ci sarà da divertirsi.

La nota di encomio va in realtà a Tsunoda e Hadjar. Il giapponese ha debuttato sulla Red Bull al posto dell’ormai pre-licenziato Lawson e, pur giungendo dodicesimo al traguardo sulla pista di casa, ha da subito dato l’impressione di avere più il polso sulla monoposto anglo-austriaca rispetto al neozelandese, quindi non si può escludere che, nel proseguo della stagione, possa far bene senza diventare l’ennesima vittima di Marko. Il francese, dal canto suo, si è reso protagonista di un altro weekend estremamente solido, giungendo ottavo alle spalle di Hamilton dopo una gara tutt’altro che patetica.

Per concludere, vorremmo toglierci qualche sassolino in merito al brutto incidente di Doohan al venerdì, causato da un suo assurdo tentativo di entrare nella prima curva con il DRS aperto, sostenendo che questa manovra gli fosse già riuscita al simulatore. Come giustamente rilevato da Villeneuve, tutto ciò è solamente frutto della disperazione dell’australiano, sul quale si allunga sempre più l’ombra di Colapinto, disperazione generata dal clima che si respira all’Alpine a causa della “cura- Briatore”. A nostro avviso è assurdo che un miliardario ultrasettantenne che non ha mai guidato un’auto da corsa, si permetta di trattare come Fantozzi un ragazzo che comunque è disposto a rischiare l’osso del collo per farlo. Spesso, parlando di Helmut Marko, si usa un aggettivo relativo alle feci umane, ma lui almeno ha gareggiato con nomi leggendari ed ha alle spalle una carriera di tutto rispetto, quindi forse sarebbe ora che l’ex geometra, che grazie a Schumacher ha fatto credere a tutti di capire qualcosa di automobilismo, si godesse la sua dorata pensione. Arrivederci domenica prossima in Bahrein, un divertente mega-kartodromo che, per le sue caratteristiche, ha spesso regalato gare combattute.

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