La stragrande maggioranza del genere umano, soprattutto se di sesso maschile al cento per cento eterosessuale (lungi da noi qualsivoglia ammiccamento omofobo) sa benissimo cosa sia l’Illusione, elaborandone il concetto sin dalla pre-adolescenza: è una sorta di via di mezzo tra il sogno ad occhi aperti e la speranza che il Destino modifichi la realtà, spingendola in una direzione anziché in un’altra. Quasi sempre al centro dell’Illusione ci sono le attenzioni di una donna, di un datore di lavoro o del magistrato davanti al quale la stessa donna può averti trascinato con la stessa facilità con la quale ti ha trascinato davanti ad un altare… Coltivare le illusioni, senza perdere la consapevolezza che comunque tali rimangono, può anche essere un piacevole passatempo e, talvolta, un autentico anti stress. Nel caso di milioni di appassionati di automobilismo in tutto il mondo, tranne che in Olanda ed in Messico, molti, ad iniziare da chi scrive, che ha una certa dimestichezza con l’argomento, hanno coltivato l’illusione che la nuova direttiva tecnica sulla flessibilità delle ali, introdotta in concomitanza del GP di Singapore, potesse in qualche modo arginare lo strapotere Red Bull, anche alla luce del travagliato weekend del team anglo-austriaco, nell’attesa che un tracciato meraviglioso e tecnicamente impegnativo come Suzuka (forse insieme a Spa la pista più bella del Mondiale) fornisse conferme più attendibili.
Le conferme sono puntualmente arrivate, sin dalla conferenza stampa del giovedì, durante la quale Verstappen ha mostrato il suo lato più smargiasso, per poi essere ribadite al momento di scendere in pista, quando già dalle qualifiche del sabato, l’olandese e le Mc Laren, nel bellissimo tratto dello “snake” sembravano andare sulle rotaie mentre Leclerc arrancava come sa avesse avuto tra le mani una corriera con una gomma a terra.
La gara non ha aggiunto molto altro, con il campione del Mondo bravissimo a rintuzzare gli attacchi di Piastri e Norris al via, per poi imporre il suo solito ritmo insostenibile per gli avversari e centrando così la quarantottesima vittoria in carriera, vittoria che regala alla ditta Horner&Newey il titolo Costruttori con sei gare d’anticipo.
A movimentare le cose dietro ci ha pensato l’assurda lotta fratricida tra le Mercedes, nonostante Russell avesse deciso di fare hara-kiri tentando un’improbabile strategia ad una sola sosta e l’inenarrabile sequenza di disastri combinati da Perez, sempre più sulla graticola all’interno del team Red Bull.
Se Russell, ridotto ormai sui cerchi, si è visto soffiare nel finale il quarto posto da Leclerc, autore di uno splendido sorpasso all’esterno della prima curva, Perez ha collezionato una serie di penalità prima infrangendo la procedura di Safety Car, poi centrando l’incolpevole Magnussen al tornantino ed infine, per non farsi mancare nulla, rallentando eccessivamente Norris in regime di Virtual SC. Risultato? Due musetti sostituiti ed un ridicolo rientro in pista mezz’ora dopo il ritiro con il solo scopo di scontare la penalità, con buona pace di Marko, costretto dai munifici sponsor messicani di Perez a tenere Ricciardo in panchina.
Se il buon quarto posto di Leclerc è comunque servito a limitare i danni in casa Ferrari, oltre a fungere da toccasana per l’umore del monegasco, che è riuscito a mettersi alle spalle Sir Lewis Hamilton ed il suo compagno di squadra nonché vincitore dell’ultimo GP di Singapore, Carlos Sainz, quest’ultimo non ha mancato di recriminare via radio il suo esclusivo appannaggio sull’utilizzo di certi stratagemmi, nel momento in cui Hamilton ha inutilmente tentato di offrire il DRS a Russell. Risultato? Sainz l’ha immediatamente superato e dopo gli strali di cui si è detto iniziamo a chiederci se lo spagnolo detenga effettivamente il copyright… Arrivederci fra due settimane sul veloce tracciato di Losail per il GP del Qatar, dove la quasi assenza di bruschi cambi di direzione ed i carichi aerodinamici più bassi dovrebbero permettere alle rosse di Maranello di tenere una condotta un po’ meno…arrancante.