Nel giorno dell’ennesima vittoria di Max Verstappen, trionfatore davanti al suo compagno di squadra anche a Monza, la Ferrari, su una pista dove il ruolo dell’aerodinamica è praticamente irrilevante, regala ai suoi tifosi uno dei migliori weekend della stagione, culminato nella pole position di Sainz al sabato e nel terzo posto conquistato, meritatamente, dallo spagnolo nella gara di domenica.
La sensazione dall’esterno è che comunque il campione del Mondo abbia giocato un po’ al gatto col topo, nonostante il “catenaccio” a cui ha dovuto ricorrere Sainz nei primi quindici giri per provare a mantenere il comando, prova ne sia la differenza di oltre due decimi tra il giro più veloce di super Max e quello della rossa numero 55, per cui, a prescindere da quel disperato bloccaggio alla variante Goodyear, nel quale è incappato il buon Carlos, Verstappen avrebbe vinto comunque in relativa scioltezza.
In un giorno in cui, miracolosamente, il muretto Ferrari non ha combinato disastri né sul piano strategico e né tantomeno su quello organizzativo, azzeccando perfettamente il timing di ogni cambio gomme, effettuato sempre in modo impeccabile, Vasseur dimostra però che il quadro clinico del team, soprattutto sul piano psichiatrico, è ancora ben lungi dal potersi definire ottimale, arrivando a dichiarare che chiederebbe al Drake se sarebbe orgoglioso di questa Ferrari.
Ora, essendo abbastanza in là con gli anni per poterci ricordare che personaggio sia stato il Commendatore, la prima diagnosi è che comunque l’ex team manager della Sauber soffra di una sorta di stato dissociativo che lo spinge a vivere in una realtà parallela, anche perché, di fronte ad una stagione come questa, Enzo Ferrari sarebbe stato tutt’al più orgoglioso di legare Vasseur alla cancellata del reparto corse e fustigarlo pubblicamente. Senza contare che le pulsioni autolesionistiche del box della squadra di Maranello sono prepotentemente riemerse negli ultimi giri, permettendo a Sainz e Leclerc di lottare liberamente per il podio e limitandosi ad una timida esortazione a non rischiare troppo, anziché congelare le posizioni, regalando così agli spettatori un bellissimo duello tra due grandi piloti che, pur rimanendo sempre nei margini del rispetto e della massima lealtà, non si sono risparmiati nulla, ma rischiando pur sempre di ritrovarsi con entrambe le monoposto nel ghiaione. Senza contare che, per quanto ha dimostrato in tutto l’arco del weekend, con tutto il rispetto per Leclerc, Sainz strameritava quel podio.
Il GP d’Italia è tutto qui.
La Mercedes, nonostante la buona prestazione di Russell, quinto dietro a Leclerc, è apparsa sempre abulica e totalmente fuori dai giochi, quasi quanto l’Aston Martin, che, soffrendo da sempre problemi di velocità massima in rettilineo, non è andata oltre un anonimo nono posto con Alonso.
Bene come sempre Albon, settimo dietro alle Mercedes con la rinascente Williams. Ormai il suo talento che nemmeno il dottor Marko è riuscito a demolire, appare assolutamente fuori discussione, per cui il tailandese può permettersi di far parlare di sé esclusivamente grazie alle sue performances in pista e non per le sue improbabili acconciature, a meno che non abbia in mente di passare alla Storia come primo vincitore platinato di un GP, ipotesi tutt’altro che remota. Arrivederci tra due settimane a Singapore, un orrendo tracciato cittadino che nella sua bruttezza, con i suoi muretti e le sue curve di novanta gradi, ricorda certi suoi omologhi americani degli anni Ottanta, come Detroit o Long Beach. In sintesi, un circuito cittadino come ci si aspetta debba essere, non i soliti parcheggi della Conad che Tilke ci propina da anni.