La Formula uno approda sul veloce e, tutto sommato, tecnicamente non troppo orribile tracciato cittadino di Las Vegas, dove tra luccichii e pacchiane amenità si è probabilmente vista la miglior Ferrari della stagione.
Tuttavia una serie di riflessioni sorgono spontanee. La prima è: che senso ha trasformare la massima espressione degli sport motoristici in una colossale cafonata che lascerebbe perplesso persino un appassionato americano? Secondariamente, che credibilità può avere uno sport in cui i giudici di gara si lasciano prendere a pesci in faccia dai concorrenti senza adottare nessun provvedimento a loro carico? I continui atteggiamenti da bullo di Verstappen, vincitore a prescindere, quasi ignorati dai media, sono stati vergognosamente anti sportivi, quasi come se la sua arroganza debba comunque essere sistematicamente tollerata sulla base del suo enorme talento. La manovra “sporca” e platealmente scorretta ai danni di un Leclerc, comunque non impeccabile al via, e l’irrispettosa battutaccia via radio indirizzata alla direzione di gara (“salutatemi gli steward”) dopo aver scontato i cinque secondi di penalità nei quali è ovviamente incorso per non aver restituito la posizione, nuoce sia alla Formula uno che alla sua immagine, dato che uno straordinario talento come il suo non ha certo bisogno di “aiutini”, come quelli che gli hanno regalato il Mondiale 2021 (o come la mancata penalità per impeding in pit lane a Singapore quest’anno). Pertanto, circondarlo di un’aura di assoluta impunità, dove l’autorità sportiva appare assolutamente prona ai suoi comportamenti sopra le righe, non fa altro che renderlo odioso, mettendo quasi in secondo piano le sue immense doti naturali.
Detto questo, la Ferrari deve comunque recitare un suo “mea culpa”, per aver perso nel corso degli ultimi anni, il peso politico che aveva una volta, accettando quasi senza batter ciglio l’ingiusta penalizzazione comminata a Sainz, conseguenza della sostituzione della centralina danneggiata dal famigerato tombino esploso durante le prove libere del venerdì. Con i “se” non si va da nessuna parte, ma trovarsi con due macchine in prima fila avrebbe reso la vittoria di Verstappen un po’ meno scontata.
Con queste premesse, il secondo posto di un ritrovato Leclerc vale comunque oro. Il monegasco, dopo aver centrato la pole e dopo aver subito il sorpasso incriminato di Verstappen al via, non si è perso d’animo, mantenendo comunque un ritmo che gli ha permesso di mantenersi sempre a circa due secondi dal campione del Mondo. Tuttavia, se la scelta di tentare l’overcut sull’olandese rimanendo fuori il più possibile con gomme medie ed andare per una sola sosta non era del tutto sbagliata, tentando così di capitalizzare i cinque secondi di penalità, Leclerc ancora una volta ha dovuto fare i conti con la sua buona stella, che si è presa l’ennesimo clamoroso blackout. Un pit stop lento a causa di un problema all’anteriore destra e la seconda Safety Car (la prima era stata provocata dall’incidente di Norris), resasi necessaria per rimuovere i detriti causati dalla toccata tra Verstappen in rimonta e Russell, in quel momento secondo, ha sicuramente permesso alle Red Bull di pescare il jolly decisivo effettuando una seconda sosta. Leclerc si è ritrovato così a fare i conti con una gomma dura difficile di per sé da portare in temperatura, con più giri sulle spalle e con un ciclo termico alterato dal dover rallentare durante la neutralizzazione. Se il disperato tentativo di resistere a Verstappen non è andato, come si poteva prevedere, a buon fine, con Perez il monegasco si è inventato una magia: dopo avergli ceduto la seconda posizione per un lungo con tanto di bloccaggio, all’ultima curva dell’ultimo giro lo ha riattaccato con una staccata da manuale, rispedendolo sul terzo gradino del podio e facendogli fare la seconda figura da cioccolataio in una settimana. Chapeau, ma Lourdes rimane dietro l’angolo…
Quarto un ottimo Ocon, bravissimo a rimontare dal sedicesimo posto e quinto Stroll con l’Aston Martin, che a Las Vegas ha visto i suoi piloti scambiarsi di ruolo: se il canadese si è esibito in una prestazione solida e senza sbavature, Alonso (nono al traguardo dietro le anonime Mercedes) ha commesso un erroraccio al via che ha rischiato di compromettere anche la gara di Sainz, giunto poi sesto dietro a Stroll. Arrivederci fra una settimana a Yas Marina, il classico tilkodromo che, per quanto anonimo, ha forse qualche tratto tecnicamente un po’ più impegnativo di Las Vegas. Oltre che qualche tombino in meno…