Carlos Sainz chiude con una splendida vittoria il weekend del GP del Messico, un weekend dominato sin dalle qualifiche che lo hanno visto conquistare la pole position davanti a Verstappen, Norris e ad un Leclerc stranamente non impeccabile sul giro secco. Tuttavia, allo spegnimento dei semafori era il campione olandese a scattare meglio ed a difendersi alla sua maniera, ovvero costringendo il pilota della Ferrari a tagliare nell’erba, proprio mentre dietro una brutta uscita di pista di Tsunoda, finito a muro dopo essere stato tamponato da Albon, provocava l’ingresso della Safety car.
Una volta rimossa la Visa Cash App “made in Faenza” del giapponese, con la discutibile entrata di un trattore a bordo pista, Sainz, al momento della ripartenza, ha dato prova di freddezza, lucidità e spessore agonistico, tallonando Verstappen per un paio di giri e superandolo con decisione alla prima chicane. Qui l’olandese ha iniziato letteralmente a dare di matto nel tentativo di rintuzzare gli attacchi di Norris e della sua Mc Laren, nettamente più veloce, prima spingendo l’inglese fuori pista, poi risuperandolo ben oltre i tanto vituperati “tracklimits”, con il risultato (unico nella Storia della F1) di beccarsi ben venti secondi, oltre al decurtamento di sei punti sulla licenza, di penalità nello stesso giro. La sensazione è che finalmente la federazione, forse anche a causa del fatto che il collegio dei commissari, in occasione della gara messicana, era presieduto da un ex pilota tosto ed al contempo da una bravissima persona come Johnny Herbert, abbia voluto tarpare le ali senza troppi complimenti agli atteggiamenti spudoratamente arroganti e del tutto antisportivi di un Max sempre meno super, atteggiamenti resi ancora più esasperati dal crollo di competitività accusato dalla Red Bull al rientro dalla pausa estiva. Tuttavia, bisogna anche sottolineare che, se si è arrivati a questo punto, anche le autorità sportive devono recitare il mea culpa, non avendo mai preso provvedimenti seri nei confronti di un pilota che, pur dotato di un talento straordinario, non ha mai esitato a “giocare sporco” e nei confronti del quale non si è mai andati oltre un buffetto sulla guancia, dandogli così un senso di impunità che, ormai, gli si sta ritorcendo contro anche a livello di immagine. Si può tifare e provare particolare simpatia per un personaggio che ormai scende in pista con l’unico obbiettivo di buttare fuori il suo principale avversario nella corsa all’iride? Alla fine forse la prudenza di Norris, che si è ben guardato dall’attaccarlo sapendo della penalità, ha pagato, consentendo all’inglese di evitare un incidente quasi annunciato e di rosicchiargli altri dieci punti in classifica, mentre in Red Bull forse si sta persino mettendo in preventivo che Verstappen, in caso di altre penalità, rischi di saltare una gara per squalifica, cosa che avverrà sicuramente dopo un paio di sedute psicanalitiche con il dott. Marko, compromettendo così la riconquista del Mondiale.
Il trionfo Ferrari comunque non è stato del tutto esente da qualche cono d’ombra, a prescindere dagli stucchevoli interrogativi di tifosi e stampa sull’opportunità o meno di giubilare un pilota come Sainz, visto il livello di performances che sta offrendo, argomento sul quale apriamo e chiudiamo una parentesi: non ci sembra che lo spagnolo, con tutto il rispetto, verrà sostituito dall’ultimo arrivato, anzi… Spiace casomai pensare che un pilota di tale livello, salvo una veloce renaissance della Williams, debba essere relegato nei prossimi anni al ruolo di comprimario. Ciò che in realtà ha lasciato tutti un po’perplessi, a prescindere dal grande momento di forma di Sainz, è stata l’opaca prestazione al sabato di Lecelrc, notoriamente un animale da qualifica, che non gli ha permesso di partire dalla prima fila, costringendolo poi ad una gara condotta tutta in difesa, seguendo le frustranti indicazioni dei box che lo invitavano a non surriscaldare freni e pneumatici, quasi come se il muretto Ferrari, memore della sprint race di Austin, volesse evitare a tutti i costi un confronto diretto tra i suoi alfieri, con il risultato di innervosire oltremodo il monegasco e fargli commettere uno svarione nel finale che per puro miracolo non è sfociato in un’uscita di pista, ma che gli è comunque costato il secondo posto. Il lato positivo è che, per una volta, Leclerc ha messo da parte la solita aria da martire “predestinato” ad accollarsi le malefatte altrui (non ce ne voglia un signore che lavora per Sky e che gli ha appioppato questo soprannome) per lasciarsi andare ad una serie di sani quanto estemporanei mugugni, anche perché riteniamo che un Leclerc incazzato non possa che far bene sia alla Ferrari che alla F1. Spiace solo per Vasseur, che probabilmente ha somatizzato tutto ciò in un fastidioso mal di schiena che, auspichiamo, potrà curarsi domenica prossima con un tuffo rigenerante nei bacini idroelettrici attorno ai quali si snoda il circuito di Interlagos.
Ennesima nota di encomio per Franco Colapinto che, non sapendo usare la lavatrice, ha ammesso di fare la doccia indossando la tuta, onde evitare di restringerla. Franco sei tutti noi, continua così! Arrivederci domenica in Brasile, certi che una pista vecchio stile come Interlagos ci regalerà sicuramente una gara emozionante.