Sul bel tracciato dedicato ai fratelli Rodriguez, purtroppo deturpato dalle modifiche alla curva parabolica, si è disputato il GP del Messico, vinto, ça va sans dire, da Verstappen.
La Ferrari aveva illuso tutti, compresi forse anche i suoi piloti, di dare un volto diverso alla gara grazie alla strepitosa prima fila conquistata in qualifica, con Leclerc in pole position affiancato da un sempre concreto Sainz, ma poi, allo spegnimento dei semafori, super Max si infilava tra le rosse mentre il suo compagno di team, nonché idolo locale, Perez, forse sentendo troppo la pressione del pubblico, tentava un impossibile sorpasso all’esterno della prima curva a Leclerc, con il risultato di finire fuori e danneggiare l’ala anteriore del monegasco. Ciò che tuttavia fa riflettere è quella che sembra stia diventando una cronica incapacità della Ferrari, in particolare proprio di Leclerc, di capitalizzare i risultati delle qualifiche: se il talento di Charles sul giro secco è fuori discussione, per ben due volte di fila non riesce a mantenere il comando alla prima curva e, considerando che il passo mostrato ieri nella prima parte di gara con addirittura un’aerodinamica compromessa non era malaccio (il distacco da Verstappen, prima della girandola dei pit stop era inferiore ai quattro secondi ed il ritmo complessivamente migliore di quello di Sainz), la Rossa poteva sicuramente sperare di lottare un po’ più alla pari con la Red Bull e costringere magari la strana coppia Verstappen-Lambiase ad inventarsi una strategia diversa. Non a caso, per una volta, Vasseur lascia intuire dalle sue dichiarazioni di aver veramente “capito tutto”: “partenza non buona, abbiamo perso il controllo” sono state le sue parole ai microfoni di Sky, dimostrando così un’acuta capacità di analisi. Paradossalmente, dopo aver sostituito l’ala danneggiata approfittando dell’interruzione causata dall’incidente di Magnussen, il ritmo della rossa su gomme dure è persino peggiorato, favorendo così la bella rimonta di Hamilton, autore di una serie di bei sorpassi alla vecchia maniera, prima su Ricciardo, poi sullo stesso Leclerc, andando addirittura con due ruote sull’erba. Il campione inglese chiuderà secondo proprio davanti alle Ferrari, confermando gli ottimi progressi della Mercedes, per lo meno tra le sue mani. In conseguenza di tutto ciò, girano voci che a Maranello si stia valutando l’ipotesi di correre le restanti gare con le ali danneggiate, per cui aspettiamoci contatti al via, mirati, tra Sainz e Leclerc.
Tuttavia, se sir Lewis riesce a sfruttare la monoposto anglo-tedesca al punto da giocarsi il secondo posto in campionato con Perez, altrettanto non si può del suo compagno di squadra Russell, ormai quasi ex astro nascente, autore anche in Messico di una gara tutto sommato anonima, chiusa al sesto posto dietro al suo ex grande rivale in Formula 2 Norris, che, partito diciassettesimo dopo una qualifica disastrosa, si è reso protagonista di una strepitosa rimonta fino al quinto posto, al volante di una Mc Laren sempre più convincente.
Tanti anni fa qualcuno attribuì al compianto Tambay “il più bel sorriso della Formula 1”, pertanto, oggi potremmo definire Ricciardo una versione siculo-australiana di Fernandel. Il sorriso più equino della Formula 1 rientra dopo l’infortunio alla mano centrando un ottimo quarto posto in qualifica e chiudendo settimo, con un’intelligente gara in difesa su un’Alpha Tauri che conferma una discreta adattabilità ad ogni tipo di tracciato.
Disastro totale invece per l’Aston Martin, con entrambe le vetture ritirate. Per una volta il divario di prestazioni tra Alonso e Stroll non è stato così imbarazzante per il canadese…
In attesa di far tappa domenica prossima sul bellissimo circuito di Interlagos, dalla Spagna iniziano a circolare strane e, a nostro avviso, fantasiose voci sul futuro di Alonso, che lo vedrebbero addirittura sulla Red Bull l’anno prossimo al posto di Perez, mentre altre parlerebbero di ritiro. Chi vivrà vedrà, per ora focalizziamoci sul GP del Brasile che si disputerà, come fortunatamente avviene ogni tanto, su un tracciato storico.