Charles Leclerc, grazie anche ad un lampo di genio al via, centra il terzo successo stagionale nel GP degli Stati Uniti di Formula 1, festeggiando così nel migliore dei modi il suo ventisettesimo compleanno. Il monegasco ha preceduto il suo compagno di squadra Sainz, a riprova che il passo mostrato dalle Ferrari durante tutto il weekend sarebbe stato insostenibile per tutti compresa la Red Bull di Verstappen, finito sul podio in virtù di una discutibile penalità inflitta a Norris.
Le monoposto di Maranello erano apparse estremamente competitive sin dalla gara sprint del sabato, molto probabilmente regalata a Verstappen proprio dall’atteggiamento poco costruttivo dei piloti che, anziché provare a mettere pressione al campione olandese, hanno pensato bene di lasciarsi andare ad un duello rusticano tra di loro, duello nel quale, è giusto sottolinearlo, il più determinato a non concedere nulla è apparso Sainz che, messi da parte i suoi ideali da boy scout, sembra più orientato a togliersi qualche sassolino che a fare gli interessi del team, con il risultato che, nelle prossime gare, rischieremo di assistere ad una pioggia di meteoriti.
La gara della domenica è stata decisa, come dicevamo, dall’intuizione di Leclerc che, partendo dalla seconda fila, ha lasciato che Verstappen forzasse la staccata ai danni di Norris alla prima curva, approfittando in tal modo dell’ “autostrada” che si è trovato davanti ed imponendo così un ritmo apparso fin da subito totalmente fuori dalla portata sia della Red Bull che della Mc Laren. Da notare che le monoposto papaya sono apparse comunque un po’ sottotono durante tutto il fine settimana, a prescindere dalla “sindrome da spegnimento del semaforo” che notoriamente affligge il povero Lando, sindrome che quando si trova a fianco Verstappen tende ad acutizzarsi, mentre Helmut Marko, con il tatto che lo contraddistingue, non ha esitato a gettare benzina sul fuoco, esternando dubbi sulla tenuta emotiva di Norris da qui alla fine del Mondiale. Noi non ci sentiamo di condividere le raffinate analisi psicologiche di un ex pilota ultraottantenne bravissimo a distruggere talenti quasi quanto a scoprirne, ma preferiremmo parlare casomai di “spessore agonistico”, aspetto su cui il giovanotto di Bristol deve lavorare, ovvero imparare ad essere un po’ più “figlio di eccetera eccetera”, con tutto il rispetto per le mamme dei suoi avversari. Lo stesso discorso vale anche per la Mc Laren, ad iniziare da Andrea Stella che, come abbiamo più volte rimarcato, non è ancora riuscito a trasmettere ai suoi uomini la totale consapevolezza di essere un team perfettamente in grado di vincere sia il titolo piloti che quello costruttori. A riprova di ciò l’atteggiamento sin troppo passivo nei confronti dei commissari in occasione dell’episodio incriminato al cinquantatreesimo giro, quasi una fotocopia di quanto accaduto allo spegnimento dei semafori: Norris attacca Verstappen all’esterno del tornantino in salita dopo il rettilineo dei box, l’olandese, come da copione, allunga oltremodo la frenata accompagnandolo fuori pista e finendo oltre la riga bianca a sua volta, tuttavia, complice la solita via di fuga in asfalto, Norris riesce a trovare una migliore accelerazione ed a rientrare davanti, prendendosi così quei famigerati cinque secondi di penalità per i tracklimits che lo scalzeranno dal podio. Ora non staremo qui discutere sull’eventuale violazione del regolamento e su tutta la dinamica dell’episodio, tuttavia abbiamo l’impressione che forse sarebbe ora che anche a Woking imparassero un po’ a fare la voce grossa con le autorità sportive, come già hanno fatto altri team di vertice in passato, non certo per ottenere favoritismi (qualcuno c’è anche riuscito), ma per costruirsi un minimo di autorevolezza.
In conclusione, dopo una settimana caratterizzata dalle solite stucchevoli polemiche sulla flessibilità delle ali della Mc Laren e sulle diavolerie che, grazie alla (si fa per dire) “intelligenza artificiale” avrebbero permesso alla Red Bull di intervenire sugli assetti delle vetture in regime di parco chiuso, ciò che balza agli occhi è la bontà dell’ultimo pacchetto di aggiornamenti sfornato dalla Ferrari nelle ultime gare, che, al di là di certe dichiarazioni di Leclerc, permettono comunque di alimentare la speranza di giocarsi almeno la Coppa del Nonno, pardon, il titolo costruttori.
Nota di encomio a RavinJain, il giovane ingegnere di origini indiane a capo delle strategie del muretto Ferrari, che quest’anno non sta perdendo un colpo e che, giustamente, a fine gara è salito sul podio con i piloti. Auguriamoci, per il suo bene, che sia un ottimo nuotatore come Vasseur.
Ma c’è un personaggio che sta rapidamente conquistando il cuore degli appassionati: Franco Colapinto. L’argentino di origini pugliesi, scoperto da nonno Alonso quando correva nella F4 spagnola, si è messo in mostra sia per le sue notevoli doti di guida, che gli hanno permesso di chiudere decimo davanti al suo comunque sempre quotato compagno di squadra Albon, portando quindi a casa un punticino sempre utile alla causa Williams e sia per certe dichiarazioni un po’ provocatorie che, unitamente ad una faccia da schiaffi degna del Jacky Ickx prima maniera, l’hanno catapultato sotto i riflettori: prima ha invitato i suoi concittadini, vittime delle politiche di macelleria sociale del neopresidente Milei, a non sprecare soldi acquistando il suo merchandising, poi si è attribuito il merito del suo risultato in gara sostenendo che la scelta di partire con gomma dura fosse interamente farina del suo sacco, proponendosi quindi come stratega per la prossima stagione, nella quale rischia di essere a piedi. Infine ha punzecchiato Ocon, reo di aver effettuato un pit stop a pochi giri dalla bandiera a scacchi per sottrargli il giro veloce in gara, accusandolo di scarsa sensibilità ambientale per aver sprecato così un treno di gomme. Franco, ti vogliamo bene!!!
Arrivederci domenica prossima in Messico, dove probabilmente Perez avvierà le pratiche per la pensione.