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FORMULA 1 | GP UNGHERIA 2024 | Ombre papaya sul Danubio

by Massimiliano Franchetto
Formula 1 - GP Ungheria 2024

Oscar Piastri, il giovanissimo e talentuoso tosco-australiano della Mc Laren, centra il primo successo in carriera sul tortuoso tracciato dell’Hungaroring, precedendo il suo compagno di squadra Norris e sir Lewis Hamilton con una sempre più convincente Mercedes.

Tuttavia il team di Woking, che aveva già monopolizzato la prima fila nelle qualifiche del sabato, è riuscito a complicarsi la vita in una gara che, sin dalla vigilia, si sapeva avrebbe dominato, vista anche la scarsa efficacia del pacchetto di aggiornamenti portato da una Red Bull sempre più in crisi. All’origine di tutto c’è probabilmente la partenza non impeccabile di Norris, che non riesce così a capitalizzare la pole, lasciandosi infilare da Piastri alla prima curva. Ciò ha permesso all’australiano di dominare la prima parte di gara con l’autorevolezza di un veterano, ma poi gli uomini di Andrea Stella hanno iniziato a combinare una serie di pasticci nella gestione dei pitstop che, in futuro, potrebbero rischiare, di avere pesanti ripercussioni nel rapporto tra i piloti: prima hanno fatto perdere il comando a Piastri anticipando la sosta di Norris su una pista dove, notoriamente l’undercut paga tantissimo, poi, nell’ultima parte di gara, nella quale l’inglese stava letteralmente volando, hanno dovuto dare fondo a tutta la loro diplomazia per convincerlo a ridare la posizione al suo compagno di team, scatenando un siparietto via radio degno di chi cerca di convincere un figlio adolescente a tagliarsi i capelli o riordinare la sua stanza. Alla fine Lando si è confermato il bravo ragazzo che tutti conosciamo e, con una toccatina ai freni in rettilineo, si è fatto sfilare nonostante avesse un vantaggio ormai superiore ai sei secondi. Citando una serie di nomi, alcuni dei quali purtroppo non più tra noi, Jones e Reutemann, Mansell e Piquet o Prost e Senna, inorridiscono. Il dato di fatto, come ci siamo già permessi di sottolineare, è che ormai la Mc Laren ha raggiunto un livello di competitività paragonabile a quello della Red Bull dell’anno scorso e che l’unico problema di Andrea Stella è far compiere a tutto l’organigramma del team, dai piloti a chi si occupa di pulire i bagni, un salto di mentalità che renda tutti consapevoli del proprio potenziale. Ci riuscirà? Glielo auguriamo di cuore, tuttavia, sapendo che fu il regista del “fattaccio di Hockenheim” tra Alonso e Massa, siamo sfiorati dal sospetto che le risorse umane non siano proprio il suo forte.

Comunque se a Woking si fregano le mani per questi problemi, a Milton Keynes si sta consumando lo psicodramma “campioni sull’orlo di una crisi di nervi”, con una squadra ormai orfana di Newey e, conseguentemente, quasi allo sbando, sia dal punto di vista tecnico che da quello umano. Verstappen si è lamentato per tutta la gara dello scarso bilanciamento dei freni della sua monoposto, motivo per cui in più di un’occasione non l’abbiamo visto affondare attacchi decisi alla prima curva, tranne che al sessantatreesimo giro, quando ormai spodestato dal podio a causa delle discutibili strategie adottate dal suo muretto, ha tentato di attaccare Hamilton, con il risultato di bloccare, arrivare lungo e toccarsi con la Mercedes, decollando e finendo nella via di fuga, con buona pace anche di Leclerc, pronto ad arraffare il quarto posto con una Ferrari che oggi non sarebbe potuta andare oltre. Il battibecco tra il campione olandese ed il buon Gianpiero Lambiase, al quale verranno conferiti presto una laurea in psicologia ed un master in scienze sociali, è la cartina al tornasole della tensione interna alla Red Bull: se da un lato Verstappen aveva valide ragioni per perdere le staffe, visto che alcune scelte palesemente errate del suo box gli sono costate la possibilità di giocarsi il podio, la sua reazione è stata ben stigmatizzata proprio da Lambiase, che l’ha accusato di “atteggiamenti infantili” davanti al pubblico di mezzo mondo. Considerando che deve fare i conti con una famiglia disfunzionale (ai box era presente anche papà Jos), tanto di cappello a lui e a Horner che lo sopportano e lo supportano, costi quel che costi.

In chiusura la nota di encomio: a chi? A Tsunoda, nuovamente a punti, sperando che le oscure trame di suo zio gli permettano di fare le scarpe a Perez già nel corso di questa stagione?

No, a Ralf Schumacher, che a quarantanove anni ha trovato il coraggio, in un mondo ipocritamente virilista come quello del Motorsport, di “uscire dall’armadio” e, forse, di mettersi alle spalle quella “sindrome del numero due” che ne ha condizionato una comunque dignitosa carriera.

Arrivederci il prossimo weekend a Spa, la pista delle piste, dove sicuramente la Mercedes confermerà la sua ritrovata competitività, dove la Ferrari soffrirà sui curvoni veloci e dove la Mc Laren potrebbe persino non vincere pur andando più forte di tutti.

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